Il presente articolo si propone come una sintesi ed una revisione del libro scritto da Richard Bookstaber,A Demon of our own design“.  Il post è scritto in italiano ma in alcune circostanze ho ritenuto inevitabile usare termini inglesi che meglio esprimono il significato di qualche espressione poco facilmente traducibile. Inoltre, dei link sono stati aggiunti ad alcuni termini così da collezionare un glossario di riferimento.

The Fall of Icarus (1635-7) – Jacob Peter Gowy – short story

Intro

Lo scopo del libro è quello di descrivere le crisi finanziarie come il risultato di un mix fatale composto da due demoni gemelli: market complexity e leverage-induced tight coupling. L’ingrediente chiave per il disastro è stata l’esplosione di prodotti finanziari innovativi e complessi.  Questo richiede l’introduzione di pochi regolamenti chiari ed efficaci.

  • Un fornitore di liquidità come risorsa estrema. Si discute del ciclo discendente delle crisi causate dall’eccessivo uso del leverage. Quando un’impresa  con alto leverage ha una posizione di rilievo in un mercato che è sotto stress, l’impresa può incorrere a perdite che le impongono la ricerca di liquidità per poter risponedere alle richieste  di integrazione (margin calls) e quindi soddisfare le richieste dei creditori. Ma l’azione di vendere porterà il mercato ad una caduta ulteriore, che porterà il collaterale dell’impresa di diminuire ulteriolmente spingendo a vendere ancora di più. Ogni impresa in difficoltà  ha bisongo di liquidità, ma le sue azioni hanno l’effetto opposto. Mentre i prezzi continuano a diminuire i possibili compratori non osano comprare (dato lo stress generale nel mercato). Questo ciclo vizioso, secondo l’autore, può essere interrotto solo se qualcuno con un sufficiente capitale, con propensione al rischio e con la volontà di tenere posizioni rischiose fino a quando la crisi non si affievolisce.  B. suggerisce come fornitore il governo che con azioni immediate e decisive metta liquidità nel mercato e i regolatori rompano così la cascata di cuna crisi imminente e scongiurare una minaccia sistemica.
  • Riguardare la contabilità mark-to-market (en). In un mercato “marcato”  i prezzi di attività finanziarie sono valutate secondo il mercato a un determinato istante.  Tuttavia il concetto di mark-to-market perde significato durante i periodi di crisi e così perdite puramente contabili hanno effetti devastanti su capitale regolamentare e rating: in media una riduzione nel valore  si traduce in una riduzione del capitale decine di  volte più grande. In un mercato in crisi, c’è poca liquidità, non vi sono compratori, e se non ci sono compratori il prezzo in ottica mark-to-market non ha significato. Inoltre, il mark-to-market può addirittura avere una carattere destabilizzante, perché può spingere la crisi verso conseguenze più severe. I principi contabili solitamente impongono di usare il mark to market per valutare attività e passività finanziarie, e , durante la crisi (dove c’è poco liquidità), i prezzi sono determinati dalla liquidità e non dal valore. La paura conduce a prezzi così bassi che fanno crollare profitti e capitale
  • Gestione del rischio. Vi è un insieme di regolazioni finanziarie che cercano di tenere sott’occhio le istituzioni finanziarie, ma non c’è nessun sistema centralizzato di controllo del rischio sistemico (in breve). I regolatori finanziari non sono equipaggiati a monitorare il rischio per mancanza di dati sulle posizioni di leverage o di rischio della controparte delle varie banche ed hedge funds. La criticità principale delle crisi di mercato è che  si possono verificare vere e proprio cascate di mercati in crisi: così che mercati sotto stress osserva riduzioni drastiche di prezzi e queste cadute possono “infettare” altri mercati “in salute”. Una delle difficoltà più grosse da affrontare è quella di dare ai risk managers la possibilità di strutturare e regolare i mercati per evitare rischi sistemici. Ma dalla parte opposta dei risk-managers ci sono i “traders” che hanno al contrario alto interesse a mantenere il rischio alto come fonte di alto profitto con premi ed incentivi aziendali. La necessità principale è di avere dei risk-managers che abbiano tempo e spazio di pensare “out of the box” costruendo strumenti finanziari più semplici e mercati  meno ossessionati dal leverage.

Alla fine della prefazione, si fa uso della metafora dello scarafaggio per descrivere il modo con cui strutturare e regolare i mercati finanziari ed evitare rischi sistemici. Facendo riferimento a questo insetto millenario, che è sopravissuto per centinaia di milioni di anni, B. suggerisce la tattica di “muoversi nella direzione opposta ad ogni raffica di vento che soffia sulle zampe”.  Cambiare la prospettiva, non vincere il premio “di miglior insetto mai progettato” ma di essere abbastanza adatto a sopravvivere. In quest’ottica, bisogna ripensare al modo di vedere le crisi, non cercando di anticipare eventi critici, ma lasciandole passare e gestire costruttivamente questi eventi adottando regolamentazioni semplici e adattative.

 

CAPITOLO 1